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4 20 DONDERO

4   20 Dondero
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L’ idea che Mario Dondero compia ottant’ anni mi stupisce. Oserei dire che mi scandalizza. La notizia mi sembra scorretta, soprattutto inesatta. Insomma, una volgare menzogna messa in giro dai nemici. Anzi, più che dai nemici dagli amici gelosi. Impegnati a diffondere l’idea che il Dondero che incontriamo, vediamo, non è quello vero. E’ una specie di Dorian Gray, con due volti, quello nascosto decrepito, scavato dagli anni, quello visibile al contrario ingenuo, candido come quello di un giovanetto. Ma fasullo. E’ vero il contrario. Le rughe sono il naturale risvolto di una pelle da neonato. In questo senso Dondero è un imbroglione. Nasconde la giovinezza. Vergogna!

Per misurare la sua età reale non dobbiamo andare all’anagrafe, luogo tra l’ altro inattendibile, perché l’ età vera di una persona non è legata alla data di nascita. Né come si è soliti dire allo stato delle arterie. L’ età è nella mente. Nella fantasia. Se un individuo, uomo o donna, sogna ancora quello che farà da grande, significa che è giovane, quale che sia la data scritta sulla carta di identità. Da quel che ho imparato frequentando nei decenni Dondero sono sicuro che il suo grande sogno è stato ed è quello di diventare un rivoluzionario. Non c’ è rivoluzionario apparso sulla faccia della terra durante la nostra vita al quale lui non abbia dedicato un pensierino. Secondo me gli è capitato di sognare di essere Lenin, Stalin, Seku Turé, Modibo Keita, Lumumba, “Che” Guevara, Camillo Cienfuegos. Fidel Castro è stato, è per lui quello che per me è stata ed è Greta Garbo. Non è escluso che Mario abbia gettato uno sguardo anche su Pol Pot. Non sarebbe stato del resto il solo, ma poiché Mario non manca di fiuto, ha subito distolto la sua attenzione dal personaggio. Non so come se la cavi adesso che non ci sono più rivoluzioni. Ma sono certo che in qualche angolo del mondo ce ne è una, sia pur modesta, trascurata, quasi invisibile, che attira la sua attenzione.

La generosità è l’ antenna, il radar, che ha impedito a Mario di andare a finire contro il muro. Gli è capitato di finire nelle galere dei suoi amati rivoluzionari, per un po’ di tempo, ma non ha mai cessato di amarli. Non gli ha mai tolto il sorriso. C’ è qualcosa di mistico. Ricordo la sua gioa il giorno in cui mi ha portato in ufficio, a Parigi, un rivoluzionario (credo) di Capo Verde. Era un pezzo raro, rarissimo ed era felice di mostrarlo agli amici. Capisco Mario perché siamo stati tutti due terzomondisti. E nel profondo del cuore lo restiamo, a dispetto di tutto quel che si dice di male dei terzomondisti.

Adesso, ripeto, il povero Mario deve esssere in difficoltà. Di rivoluzionari in giro ce ne sono pochi. Ma forse sono io che sono diventato miope. Potresti dirmi, caro Mario, nel nome della nostra vecchia amicizia, quale rivoluzionario sogni adesso di essere? E comunque noi amici dovremmo cercarne uno, possibilmente autentico, e offrirglielo per il suo millantato, falso compleanno di ottant’anni.

Per misurare la vera età di Mario dovrei aprire la sua valigia, quando è in viaggio. Ai tempi dell’Hotel du Danube ( la preistoria!) Sandro Viola si rimontava il morale andando nella camera di Mario. Là lo pregava di aprire appunto la valigia. Quel che vedeva non solo lo metteva di buon umore: lo faceva esplodere in una risata interminabile. Una risata piena di simpatia, di rispetto, di amicizia, di riconoscenza, insomma gonfia di tutti i migliori sentimenti che un uomo possa avere per un altro uomo. Nella valigia c’ era un vecchio slip, un paio di calze da tempo uscite dal bucato, e un spazzolino da denti. Sandro, arrivato a Parigi da Taranto con dieci camice, tre paia di scarpe inglesi, un numero imprecisato di calzini, fazzoletti, e cannottiere ( e con il corno per calzare le scarpe) era pieno di ammirazione per Mario che viaggiava con un corredo indispensabile. Va sottolineato che Mario era un seduttore. E alla sua capacità di seduzione contribuiva il suo dolce sorriso, che sfruttava come un lottatore greco romano i bicipiti. Non faro’ il nome delle attrici anche celebri che gli hanno dedicato un’attenzione particolare. Restero’ discreto. Ma tutto questo suscitava l’ ammirazione di Sandro, che con le sue scarpe e camice aveva successi assai più scarsi. Un giorno, lasciando un albergo romano senza pagare il conto, Mario dette in pegno la sua valigia. Compero’ un altro spazzolino da denti, ricostituendo cosi l’essenziale del suo corredo, e se ne ando’ felice. Quel giorno mi innamorai di Mario Dondero e lo sono rimasto, anche se è un bugiardo, poiché finge di avere ottant’anni. La vera vecchiaia appesantisce i bagagli. E quelli di Mario sono rimasti quelli dell’Hotel du Danube.

Un abbraccio da Bernardo, che lui gli ottant’anni li avrà presto sul serio. La sua valigia è infatti sempre più pesante ed è tanto miope da non vedere nei paraggi rivoluzionari su cui contare. Mario dovrebbe dargli una mano.

Bernardo Valli 

“4   20 Dondero” a cura e  foto di Danilo De Marco

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