Quest’anno, in una notte di primavera,
ho vissuto un prato
pieno di lucciole.
Va detto: un prato senza chimica
e con poco letame.
Ovunque un accendere e spegnersi
di segni e richiami d’amore,
gare e scontri di voglie,
la vita che si incarna
in un’orgia infinita,
come un cielo pieno di stelle.
Sono tornate?
O non sono mai sparite?
Ne ho presa una in mano:
e se fosse lui
(suggerisce una voce)
quel nulla lucente?
Ma era proprio così buona,
l’acqua di Casarsa della Delizia:
la migliore della terra,
la più pura e fresca
(e così anche i ragazzi),
la sola capace capace di spegnere la sete?
E poco tempo dopo avvelenata,
diventata segno di morte,
la peggiore?
Tra i due tempi cosa succede?
Che Friuli sognava prima?
Che Friuli vedeva trasformato?
E lui?
Frammento del poema di Leonardo Zanier tratto da “La corda rota - una melodia infinita tra mito antico e fato moderno - di Pasolini”