[…Avviandoci alle tende ci rendiamo conto che chiamarle così è un eufemismo. Pezzi di plastica, sacchi per il trasporto di generi vari tagliati o bruciacchiati in vari punti, tracce di fuliggine condensata gocciolante dai tubi di stufa arruginiti che fuoriescono dall tende come denti cariati, marci. Assi di legno qua e là a sostegno di quelle che sembrano zattere instabili appoggiate su di una densa fanghiglia. Scritte e numeri di telefono stampigliati sui sacchi di recupero…che mi ricordano le opere di Picasso, di Burri o di Tapies e alla pittura di Pollock. E quel fumo che sale lento mi fa capire che dentro c’è la vita, che là dentro si sta consumando una delle tragedie dimenticate della nostra epoca.
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